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SULLA PROCESSIONE DELLO SPIRITO SANTO

Estratto dalla tesi di Baccellierato di Alessia Castania.

SULLA PROCESSIONE DELLO SPIRITO SANTO

Storia e teologia del Filioque tra Oriente e Occidente

Lo studio che affronta il seguente lavoro di ricerca verte sulla questione teologica e dottrinale del Filioque che da secoli separa la Chiesa cattolica da quella orientale. È necessario, prima di ogni cosa, sottolineare che la questione teologica sopracitata non è l’unico motivo di separazione fra le due Chiese infatti, anche la questione del primato petrino è un altro dei motivi per il quale le due Chiese, ancora oggi, non vivono la piena comunione. Lo studio sull’affascinante questione del Filioque è mosso dalla curiosità di conoscere sempre più e sempre meglio l’avvincente dibattito teologico sulla processione dello Spirito Santo senonché scoprire le vie possibili per un ritorno alla piena comunione. È una storia ferita quella che vede protagonisti l’Oriente e l’Occidente cristiano, una storia di dispute e dibattiti teologici che si sviluppa sempre più quando la fede semplice e genuina della prima comunità cristiana diventa un dogma e una professione di fede: la fede nel Dio uno e trino. È proprio a seguito delle prime eresie cristologiche che la Chiesa ha la necessità di definire il dogma sulla Trinità. È infatti al Concilio di Nicea nel 325 e di seguito al Concilio di Costantinopoli nel 381 che viene definita la formulazione del Credo cristiano. La fede cristiana è una fede nella Trinità consostanziale: un’unica divinità adorata in tre Persone. Il Padre, il Figlio e lo Spirito appaiono dunque strettamente uniti come un unico Dio.

È infatti il mistero trinitario che costituisce per la fede cristiana il centro della sua verità salvifica. Il mistero della fede trinitaria è infatti il mistero di Dio stesso che si rivela nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo 1 .

In ultima analisi, se il Concilio di Nicea affronta il grande articolo sulla divinità del Figlio, il Costantinopolitano I sviluppa invece la dottrina sulla divinità dello Spirito Santo. Più specificatamente, se a Nicea il punto di partenza era la monarchia del Padre per poi arrivare alla mediazione del Figlio, e all’articolazione economica di Dio nello Spirito, il presupposto di Costantinopoli è invece l’affermazione dell’unica essenza divina trascendente e inconoscibile, che esiste dall’eternità: il Padre genera il Figlio a Lui consustanziale e fa procedere lo Spirito conglorificato.

Il Concilio di Nicea e quello di Costantinopoli I tentarono di risolvere la questione cristologica avanzata dalle eresie e fu proprio da questo momento che si susseguirono una serie di concili i quali ebbero lo scopo di affinare sempre più e sempre meglio il linguaggio teologico sulla Trinità.

La questione comunque non si risolse felicemente poiché le due diverse prospettive teologiche risultavano essere sempre più distanti poiché non chiarivano perfettamente secondo quali termini è possibile esprimersi sul rapporto tra il Figlio e lo Spirito. Infatti, la questione pneumatologica sviluppò prospettive di pensiero assai diverse le quali via via allontaneranno sempre più la tradizione orientale da quella occidentale dando vita a una storia travagliata che trovò il suo culmine in una serie di dispute e dibattiti teologici.

Una prima sostanziale differenza può essere riscontrata nel porre l’accento, da parte dell’Oriente cristiano, sulla monarchia del Padre, sull’essere unico principio e fonte della Trinità, di contro l’interesse della teologia latina fu quello di esplicitare l’azione attiva del Figlio nella processione dello Spirito Santo cercando di penetrare ad intra nel mistero trinitario e spiegando come l’unica essenza divina si dispieghi nelle tre Persone. Sintetizzando: la teologia orientale è quella dell’unico Dio in tre Persone la teologia occidentale è invece quella delle tre Persone nell’unico Dio 2 . Si riscontra dunque che l’impostazione teologica greca è più attenta a salvaguardare il primato ontologico del Padre, l’impostazione latina invece attenziona maggiormente le relazioni fra le Persone divine. Infatti: «in Occidente dal dato “economico” dello Spirito dono del Padre e del Figlio si è passati al dato immanente della processione dei due; si è messa in risalto la corrispondenza tra l’“economia” e la “teologia” che la fonda. La teologia orientale non ha fatto questo passo, almeno non con uguale chiarezza. Ha invece tenuto più in conto il fatto che lo Spirito venga su Gesù, il Figlio incarnato» 3 . Due diverse impostazioni che porteranno ad una lenta e dolorosa separazione tra le due Chiese la quale culminerà in modo definitivo nello scisma del 1054. Fu proprio in questo modo che lo Spirito Santo, vincolo di amore e di comunione in Dio e tra Dio e gli uomini divenne la causa della separazione tra i discepoli di Cristo.

Ciò che portò alla rottura definitiva tra le due Chiese fu l’interpolazione unilaterale del Filioque al Simbolo da parte della teologia latina. Tale aggiunta non voleva essere una modifica del Simbolo quanto una specificazione del ruolo del Figlio in rapporto alla processione dello Spirito Santo. Così, la fede tra le due Chiese è comune ma, la teologia differisce di parecchio. La rottura tra le due Chiese cercherà di trovare un punto di incontro per un ritorno alla piena comunione nella celebrazione di due concili di unione: il Concilio di Lione (1274) e il Concilio svolto a Ferrara e poi a Firenze (1438-1439). Entrambi i concili ebbero infatti lo scopo di tentare l’unione fra le due Chiese, di codificare la dottrina del Filioque e di dare un’interpretazione autentica del suddetto. Tuttavia ambedue i concili non ebbero molto successo a causa della mancata ricezione da parte dell’Oriente cristiano, essi infatti non riuscirono a risolvere la questione dottrinale poiché posero l’accento più sulla prospettiva latina che su quella greca.

Mentre la teologia trinitaria andava sviluppandosi sempre di più, quella del Filioque fu certamente una delle discussioni più ardue e complesse che la Chiesa si trovò ad affrontare. A partire dai Padri della Chiesa, fino alla celebrazione dei due concili di unione, la questione riguardante la processione dello Spirito Santo costituì il tema principale del dibattito teologico tra l’Occidente e l’Oriente cristiano con un epilogo che sembra essere rappresentato da un documento di chiarificazione del 1995 a cura del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Quello del Filioque è certamente un problema che ancora oggi si ripercuote nella vita e nella comunione ecclesiale infatti, anche se con un temperamento più mite, la questione rimane al centro del dialogo ecumenico. Alla Chiesa d’Oriente e a quella d’Occidente non resta dunque che il compito di ricomporre la mancata comunione risultato di secoli di dispute dottrinali ed ecclesiali. Molti sono i teologi e gli studiosi che si sono impegnati nella risoluzione di tale dibattito teologico proponendo avvincenti soluzioni teologiche alla risoluzione del problema e se per alcuni la posizione orientale e quella occidentale possono essere armonizzate fra di loro, per altri queste ultime non sono armonizzabili poiché lo Spirito procede solo dal Padre dunque il Filioque rimane inaccettabile. Tra i tanti teologi che hanno affrontato la questione, si è dedicata maggiore attenzione a S. Bulgakov e Y. Congar. Entrambi i teologi sopra citati hanno contribuito a formulare, rispettivamente per l’Oriente e per l’Occidente cristiano, delle possibili soluzioni per un ritorno alla comunione. Paradossalmente Y. Congar, teologo latino, propone di sopprimere il Filioque dal Simbolo affinché si possano superare tutte le irregolarità canoniche causate dall’interpolazione del Filioque che ancora oggi è causa della mancata comunione tra le due Chiese 4 . Contrariamente S. Bulgakov sostiene l’idea per la quale è possibile accettare il Filioque poiché esso rivela una grande verità: l’eterna relazione tra il Figlio e lo Spirito. In questo modo il teologo ortodosso cerca di superare il lungo e acceso dibattito tra le due Chiese dando alla pneumatologia un’impostazione teologica del tutto nuova 6
.

In tal modo è divenuto possibile giungere ad una formulazione di fede ecumenica nell’espressione che recita: «credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre del Figlio» 8 .

A questo bisogna aggiungere che per un dialogo più proficuo, è necessario privilegiare ciò che come unica Chiesa di Cristo accomuna e non ciò che invece separa e che impedisce l’incontro tra le due professioni di fede. Pertanto, la ricerca del Dio-Trinità non deve essere volta ad una mera speculazione filosofica e teologica quanto ad approfondire la conoscenza del Dio uni-trino che rivela il più grande mistero della comunione che concilia le differenze. È in questo senso che il lungo dibattito sulla processione dello Spirito Santo è diventato motivo di ricerca anche interiore, di domande finalizzate alla conoscenza sempre più profonda di un Dio Padre che per amore si rivela nel Figlio attraverso lo Spirito.

E sul dialogo ecumenico fra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente è possibile concludere con le parole del Concilio Vaticano II nella sua costituzione Lumen Gentium: «lo Spirito suscita in tutti i discepoli di Cristo il desiderio e l’azione, affinché tutti, nel modo da Cristo stabilito, pacificamente si uniscano in un solo gregge sotto un solo Pastore. E per ottenere questo la madre chiesa non cessa di pregare, sperare e operare, ed esorta i figli a purificarsi e rinnovarsi, perché l’immagine di Cristo risplenda più chiaramente sul volto della chiesa» 9 .

1 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 234, Citt  del Vaticano 19992, 81.

2 Si tratta di una semplificazione che ha fatto scuola a partire dagli studi di T. de R gnon: cfr. A. COZZI, Manuale di teologia trinitaria, Brescia 2009, 583 (Nuovo corso di teologia sistematica 4).

3 L. F. LADARIA, Il Dio vivo e vero, Il mistero della Trinit , Cinisello Balsamo 2012, 431 (L’abside. Saggi di teologia 65).

4 Cfr. Y. CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Brescia 19982 (Biblioteca di teologia contemporanea 98; tit. orig. Je crois en l’Esprit Saint, Paris 19952).

1 Cfr. S. BULGAKOV, Il Paraclito, trad. it. di F. Marchese, Bologna 1971 (Epifania della Parola 12; tit. orig. Utešitel’).

6 P. EVDOKIMOV, Lo Spirito Santo nella tradizione ortodossa, Roma 1971 (Punti scottanti di teologia 65; tit orig. L’Esprit Saint dans la tradition orthodoxe, Paris).

7 A. COZZI, Manuale, cit., 601.

8 Cfr. G. J. WOODALL, Risvolti morali del Filioque, in M. GAGLIARDI (ed.), Il Filioque. A mille anni dal suo inserimento nel Credo a Roma (1014-2014). Atti del Convegno di Studi dell’Ateneo Pontificio  Regina Apostolorum  (Roma 27-28 novembre 2014), Citt  del Vaticano 2015, 352.

9 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium (21 novembre 1964), 15, in EV, 1/325.

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