Il covid, frantumando l'egocentrismo e l'autosufficienza che albergano in ciascuno di noi, in questi mesi di paura e lutto ha fatto riscoprire il valore della comunità e la verità di quanto ha detto Simone Veil: «siamo, nel profondo, esseri di relazione. È questa la cosa che ci rende persone... Siamo contemporaneamente singolari e plurali. Singolari per la scintilla unica, creatrice e insostituibile che costituisce la personalità di ciascuno. Plurali per la nostra relazione con quelli che ci hanno preceduto nel tempo, le persone che ci circondano nel presente e coloro che immaginiamo dopo di noi».
La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita dovrà spronare a rifiutare tutto ciò che ci divide, ci aliena, ci porta a odiare, a barricarci; dovrà generare la consapevolezza che è terribile e del tutto insensato che ci sia gente molto ricca e tanta altra molto povera e che, in un mondo opulento e sazio, non tutti i neonati abbiano le stesse opportunità; a capire che il bene di ciascuno di noi è, alla fin fine, quello si tutti. Il Gruppo cristiani lombardi ritiene che «la pandemia ha messo a nudo il fatto che viviamo insieme in una casa comune. La risposta a questa crisi sanitaria globale [...] deve riconoscere la nostra intrinseca interdipendenza» che deve tradursi in cooperazione e solidarietà all'interno e a vari Paesi.
L’esperienza della pandemia dovrà aprirci lo spirito confinato sull’io «all'amore e all'amicizia per la nostra realizzazione individuale, alla comunità e alla solidarietà dei nostri “io” da tramutarsi in “noi”, al destino dell'Umanità, di cui ciascuno di noi è una piccola parte. Insomma, il confinamento fisico dovrebbe favorire lo sconfinamento degli spiriti». Dopo la lezione dell'emergenza dovremo impegnarci per una convivenza umana che postula la cura della comunità, ad ogni costo: siamo interconnessi, siamo fratelli e sorelle, da me dipendono gli altri e viceversa. Sarà necessario l'impegno per un nuovo sviluppo di vita conviviale, dove 1’"io" si realizza in un "noi", non dimenticando che l'uomo può sopravvivere solo grazie all'aiuto di altri. […] Concreta la paura ma molto chiari l'indicazione e l'auspicio di papa Francesco: «velocemente però dimentichiamo le lezioni della storia, "maestra di vita". Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più...in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più "gli altri", ma solo un noi . Che non sia stato ennesimo grave evento storico da cui non siamo sta i capaci di imparare...Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l'umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato».
Salvatore Consoli, Pandemia e fraternità universale, in Synaxis XXXIX/1 2021.