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Il ricordo e la dimensione intersoggettiva della memoria

La memoria è patrimonio del singolo, ma spesso si esteriorizza in oggetti percepibili dagli altri (narrazioni, documenti, archivi, ecc.). Tali oggetti modificano il carattere di volatilità del ricordo, rendendolo stabile, indissolubile, visibile agli altri. In questo senso il ricordo può essere metaforicamente comparato/contrapposto a una fotografia. Quest’ultima, in quanto oggetto materiale, fissa l'immagine e la rende persistente al tempo, una traccia indissolubile della memoria, differentemente dalla mente del soggetto dove il ricordo/ immagine muta, acquistando tratti diversi col trascorrere del tempo.

La memoria non è esattamente specchio del passato, ma piuttosto un insieme di tracce, impronte, frammenti indiziari, che chiedono di essere interpretati, dove il ricordo rappresenta il principale elemento attraverso il quale la memoria si dipana e si ricostruisce. Spesso diventa cultura condivisa ed è denotata con l'espressione, tanto diffusa quanto problematica, di "memoria collettiva", indicando il quadro sociale che orienta e rafforza i singoli ricordi attraverso strategie di legittimazione.

Nella sociologia della memoria, tale concetto emerge dalla mediazione, punto d'incrocio e integrazione fra memorie diverse, all'interno della quale la persona ha un ruolo attivo nell'organizzazione dei propri e degli altrui — per virtù del processo interattivo — ricordi. La memoria collettiva così costituita influenzerà significati individuali e significati condivisi creando un intenso rapporto tra memoria e senso, producendo cultura, intesa come «rete di significati continuamente riformulati dalle interazioni e dalle pratiche sociali».

Questa è una dimensione intersoggettiva della memoria: condivisa tra più soggetti, comunicata tra soggetti. Non si tratta di una "facoltà" posseduta da un individuo indipendentemente dagli altri, ma di un oggetto di scambio, al quale più persone fanno riferimento. In questo caso l'elemento centrale del processo, che non esclude momenti di conflittualità, è la negoziazione. All'interno di tale sequenza il passato non è mai definito una volta per tutte, ma viene riletto continuamente in una prospettiva di continuità nel cambiamento:

“continuità di identificazione con un elemento essenziale, fondante, che si può rintracciare in un vissuto di eredità — di valori — comune; cambiamento nei modi differenziati di porsi rispetto a questo passato, costruendo la propria identità nel presente” (M. Rampazi, I Giovani, la memoria e la storia, relazione al Convegno-seminario su "L'età incerta, riflessioni sull'adolescenza", Pavia, 18 dicembre 1998).

Liana Maria Daher, Sociologia della memoria: strumento per l’interpretazione del passato, filtro per la comprensione del presente, in Synaxis XXXIII/1 2015.

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