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Il contributo di Amoris Laetitia, per la riscoperta e la qualificazione del ministero della riconciliazione

Il Sinodo dei Vescovi nel 2015, nella ricerca di soluzioni pastorali per i divorziati risposati, nota come bisogna distinguere tra la verità oggettiva del bene morale e la responsabilità soggettiva delle singole persone e ricorda che, a motivo della “legge della gradualità”, è doverosa l’educazione della coscienza e del senso della responsabilità mediante la proposta della via penitenziale personalizzata: la pastorale personalizzata comporta sempre l’applicazione prudente e saggia dei principi generali alla complessità delle situazioni delle singole persone.

Il dibattito sinodale si attesta sul “discernimento”, sull’“ascolto reverenziale”, sull’“integrazione”, come pure sulla coscienza da rispettare e da formare: la “via caritatis” affidata al prudente discernimento pastorale; elementi che riguardano e impegnano in modo prioritario il confessore.

Amoris laetitia (=AL) si presenta, come un forte appello a tutto il ministero presbiterale, prospettano notevoli ripercussioni sulla celebrazione del Sacramento della riconciliazione.

CENTRALITà DELLA PERSONA E DELLA COSCIENZA

Rispettare l’ontologia della persona è stato sempre un dovere per tutta l’attività pastorale della Chiesa. La persona umana ha degli elementi comuni a tutte le persone e degli elementi singolari che costituiscono la sua singolarità e concretezza: ogni persona, a motivo degli elementi comuni è uguale a ogni altra persona, ma a motivo degli elementi singolari è diversa da ogni altra persona, comunque, sia gli elementi singolari sia gli elementi specifici fanno parte della ontologia della persona.

Amoris Laetitia insiste nell’evidenziare che nella persona bisogna considerare anche gli elementi singolari, particolarmente, quelli che limitano la persona nella sua capacità di agire normalmente. Ogni persona, anche se si trova nel peccato, è un valore in sé e, quindi, importante e amabile; non è ammissibile alcuna emarginazione per nessuna persona.

Davanti ad una situazione di peccato deve prevalere la purezza della dottrina o l’amore e l’accoglienza del peccatore? Papa Francesco è chiaro: <<Credo che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo spirito sparge in mezzo alla fragilità>>. AL dà l’indicazione pastorale del bene possibile: << tuttavia, dalla nostra consapevolezza del peso delle circostanze attenuanti, ne segue che “senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno”, lasciando spazio alla “misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile” (n.308).

Nessun peccatore, pertanto, può essere abbandonato a se stesso.

AL n. 298 parla di <<discernimento personale e pastorale>> unitariamente e mette i due aspetti in stretta connessione: mentre quello pastorale è esercitato dal soggetto dell’azione pastorale - principalmente il confessore - e mira a cogliere la peculiarità e le differenze delle varie situazioni prendendo in considerazione l’insieme delle circostante oggettive e soggettive; quello personale è esercitato dal soggetto morale, cioè dal fedele, che cerca di essere attento a come il Signore si manifesta nella situazione che vive.

Papa Francesco insiste nel dire che la coscienza delle persone dev’essere meglio coinvolta nella prassi della Chiesa.

Il confessore deve assumere la sfida di rivolgersi alla soggettività adulta dei cristiani rinunciando ad ogni atteggiamento di esclusivo controllo; deve attivare un’opera di formazione della coscienza al fine di abilitare i cristiani alla ricerca della volontà di Dio nelle diverse situazioni esistenziali alla luce del Vangelo.

Per fare questo bisogna coltivare un credito di fiducia nei confronti delle persone e avere il coraggio di un’impresa educativa a lungo termine, impegnata ad avviare processi che si sviluppano nel tempo attraverso logiche di gradualità e di progressiva responsabilizzazione.

Fa parte dello stile misericordioso del confessore il compito di accompagnare pazientemente la coscienza di ognuno nel graduale cammino verso il vero bene.

I Sinodi e con essi Papa Francesco ricollocano la coscienza al centro, ritrovando un nuovo equilibrio tra ordine normativo oggettivo e moralità concretamente vissuta: per AL è propria della coscienza una funzione ermeneutica. Nella coscienza l’uomo riconosce se stesso e costruisce il ponte tra la rappresentazione dell’ideale in cui crede e le esigenze contenute nel vangelo da u n latte, dall’altro, la sua situazione vissuta, con la sua vulnerabilità e i suoi limiti.

Inoltre, il confessore deve avere la piena consapevolezza che al centro c’è il soggetto. La persona umana con la sua responsabilità, una responsabilità da esercitare e mettere in atto in base alle possibilità che a ciascuno vengono date: <<la Chiesa nella persona del confessore entra in dialogo con la coscienza del penitente>>.

Salvatore Consoli, Il contributo di Amoris Laetitia, per la riscoperta e la qualificazione del ministero della riconciliazione, in Sinaxis XXXV/2 2017

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