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La libertà di scelta nell’era di internet

La libertà di scelta nell’era di internet

Durante il prossimo Corso di Teologia intitolato “Testimoniate il vangelo in rete con la vita: costruiamo la pace”, analizzeremo le opportunità offerte dal mondo digitale mettendo in luce idee concrete su come utilizzare al meglio le potenzialità di internet in ambito pastorale.

Per introdurre le tematiche che affronteremo insieme durante le lezioni, vi proponiamo un estratto dal testo di Giuseppe O. Longo, La libertà di scelta nell’era di Internet, presente in L’algoritmo pensante. Dalla libertà dell’uomo all’autonomia delle intelligenze artificiali a cura di Christian Barone, Quaderni Synaxis, edizioni Il Pozzo di Giacobbe.

Le iscrizioni sono aperte fino all’8/11/11 alla pagina: https://bit.ly/3Ue9R5C

L’uomo e la tecnologia: IA e megadati

Nel 1956 J. McCarthy organizzò un convegno che segnò la nascita ufficiale dell’intelligenza artificiale (IA). Il dibattito partì da un assunto: << Lo studio procederà sulla base della congettura per cui, in linea di principio, ogni aspetto dell’apprendimento o un qualsiasi altro aspetto dell’intelligenza possano essere descritti in modo tanto preciso da consentirne la corruzione di una macchina che le simuli>>.

Effettivamente, nonostante gli innumerevoli studi psicologici, biologici e neuroscientifici, l’intelligenza rimase un concetto vago per cui i ricercatori di IA preferirono utilizzare il concetto di razionalità, intesa come abilità nello scegliere la condotta migliore per giungere ad una scopo ben definito e assegnato.

Inizialmente, gli studiosi di IA volevano riuscire a riprodurre l’intelligenza umana come mero ragionamento logico, quasi matematico, riducendo il tutto all’esecuzione di algoritmi. Si trascurava, così, l’aspettò contestuale dell’intelligenza umana, ossia la presenza del corpo. In questo modo per l’IA si presentarono numerose problematiche, come l’incapacità di tradurre da una lingua ad un’altra, il riconoscimento della scrittura manuale e dei volti altrui. Tutto questo condusse ad un ridimensionamento dell’impostazione logico formale dell’IA e alla costruzione del robot, con l’intento di offrire al cervello un corpo artificiale che ne simulasse la funzione essenziale del contesto e del corpo.

I big dati e il cambiamento del modello

Intorno al 2008 in IA si iniziò ad inserire un’impostazione statistica, un modello basato dell’apprendimento meccanico (machine learning) e sull’addestramento mediante confronto tra quantità enormi di dati. Si iniziò  così a parlare di big data e di algoritmi di manipolazione dei megadati, attribuendo a dispositivi artificiali compiti fino a quel momento svolti dall’uomo. Questa delega tecnologica indebolì l’attività teorica a favore di un potenziamento estremo dell’attività di addestramento e apprendimento empirico, ridimensionando enormemente le pretese dell’IA.

Contemporaneamente, si constatò che i computer fossero in realtà in grado di fare cose che l’uomo non potesse comprendere nonostante li avesse costruiti. Si ebbe quindi un totale cambiamento del paradigma iniziale per cui la statistica prese il posto delle narrazioni coerenti caratterizzanti il passato.

Effetti della rete sulla quotidianità

Internet, come sappiamo, consente un accumulo di enormi quantità di dati, oggi ritenuti preziosi tanto da essere definiti il nuovo petrolio della quarta rivoluzione industriale.

Il cambiamento dalle teorie all’indagine sui dati, trova giustificazione nella filosofia digitale, per cui il principio primo della realtà è l’informazione e l’universo è considerato un computer che elabora costantemente la propria evoluzione sulla base dei megadati raccolti.

Per gestire questa mole di dati si allestiscono algoritmi ai quali deleghiamo decisioni e responsabilità, inclusa la gestione della nostra vita poiché tra le informazioni raccolte sono presentii anche i nostri dati personali.

Si andrebbe incontro al rischio di perdere il controllo degli algoritmi che usiamo e che insieme si comportano come un organismo multicellulare in evoluzione.

Guardando al passato si potrebbe avere l’impressione di essere giunti ad un degrado che ci ha condotti dalla sapienza alla saggezza, alla conoscenza, alla informazione ai dati.

Tuttavia, analizzando in coscienza questo processo, è bene rendersi conto che spesso l’uomo, a causa della sua incapacità di adeguamento allo sviluppo tecnico, guarda il presente e il futuro indossando gli occhiali del passato. In pratica, facciamo una gran fatica a liberarci dalle abitudini mentali ereditate da un’evoluzione bio-culturale che ci incatena a visioni ereditate da generazioni precedenti.

Siamo combattuti tra il la fascinazione di un futuro di semidei immortali e la nostalgia di un passato di immersione in un sistema ricco di valori etici ed estetici. Resta il fatto che il futuro è ormai passato a grande velocità e a noi tocca il compito di prendere consapevolezza della rete e delle sue innumerevoli potenzialità.

Come tutte le grandi tecnologi anche internet ci procura degli enormi vantaggi, aiutandoci a risolvere problemi e moltiplicando le nostre opportunità. Sarebbe un errore chiudersi a queste moderne tecnologie solo per la paura di naufragare nel mare magnum della comunicazione mediata dalla tecnologia digitale.

Giuseppe O. Longo, La libertà di scelta nell’era di Internet in L’algoritmo pensante. Dalla libertà dell’uomo all’autonomia delle intelligenze artificiali a cura di Christian Barone, Quaderni Synaxis, edizioni Il pozzo di Giacobbe.

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